E' stato pubblicato il secondo volume di Quaderni Brindisini intitolato "Il Futuro delle Città".
Tra i vari interventi anche "Una riflessione sui nuovi fattori di competitività tra sistemi urbani", dedicata alla strutturazione di un modello di economia della conoscenza in ambito urbano.
Leggi l'intervento in allegato
11 luglio 2013
Eurisko, la maggior società di ricerche sociali e di mercato del paese, ha analizzato i nuovi trend italiani. La prima indicazione è che non ci stiamo orientando verso un futuro di decrescita felice, né stiamo ritornando al recente passato consumistico. Quel che succede è ancora diverso, e più complesso.
Nuove culture mettono radici in un cambiamento sociale non riconducibile alla crisi. Il primo dei paradossi generati dalle società occidentali avanzate consiste nel fatto che il PIL misura tutto tranne quello che rende la vita degna di essere vissuta. Ma se si costruisce un indice ponderato di benessere e soddisfazione personale (IBS), si vede che questo, a partire dal 1997, decresce al crescere della ricchezza. Sono tre le grandi cause del malessere:
1- Crisi economiche continue causano incertezze e paura. Negli ultimi 15 anni si registra un + 21% di consensi sull’affermazione “il futuro mi preoccupa”. Non è solo un fatto di perdita del potere d’acquisto: crollano miti, e neppure la famiglia, quella che in passato ha sopperito a tutte le carenze del welfare, viene più percepita come luogo di sicurezza.
2- C’è un’insostenibile sperequazione nella distribuzione delle ricchezze: L’Italia è un paese diseguale e polarizzato, al sesto posto per ineguaglianza dopo Messico, USA, Polonia … e la ricchezza è “poco investita”. Oggi 18 milioni di italiani sono a rischio povertà/esclusione.
3- Ad aspettative crescenti corrispondono realizzazioni calanti: l’individuo oggi è solo, assediato e sotto pressione. Da una parte aumentano le risorse personali: cultura, informazioni, relazioni, tecnologie. Dall’altra calano la presenza, la legittimità e il supporto offerto nella vita quotidiana delle istituzioni e delle imprese, che non vengono più percepite come autorevoli produttrici di senso.
Il 17 e 18 ottobre a Cracovia (Polonia) si terrà una conferenza internazionale dal titolo The Idea of Creative City and the Urban Policy Debate (L’idea della città creativa e il dibattito sulla politica urbana) organizzata dal dipartimento studi europei dell’Università di economia e dal Club Jagiellonian che intende analizzare e valutare il concetto di "città creative" e la sua realizzazione.
Il concetto di città creative è diventato popolare tra gli accademici e decisori politici che si occupano del futuro delle città. La creatività, le industrie creative e le risorse culturali sono sempre più visti come soluzioni per lo sviluppo urbano per l'economia postindustriale. L'idea è stata sviluppata e resa popolare, tra gli altri, da Charles Landry ("La Città Creativa: un kit di strumenti per gli innovatori urbani", 2000), Richard Florida (ad esempio, “Città e classe creativa", 2005) e John Howkins ("L’Economia creativa ", 2001). Negli ultimi dieci anni, ci sono stati molti tentativi di mettere in pratica questo concetto in varie parti del mondo, dall'Europa e dagli Stati Uniti al Giappone.
Una città non è fatta solo dalle sue strade, dai suoi palazzi, dalle sue infrastrutture fisiche: una città è fatta da tutte queste cose (che sono il suo hardware), più il sapere locale (il suo software) che consente di mantenere, adattare, evolvere, migliorare la sua infrastruttura.
E’ necessario soffermarsi qualche istante su una considerazione spiazzante: dei due elementi (hardware e software), quello fondante è il sapere locale. Basta pensare che se una città viene distrutta da un terremoto, essa può essere ricostruita e mantenere la propria identità, a condizione che il sapere locale sia rimasto intonso, a presidio dei contorni dell’identità locale.
Quindi, la città è soprattutto software. Le componenti di questo software hanno sede nella cognizione dei suoi cittadini, giacché la città, in fondo, è fatta soprattutto tutti quelli che la vivono.
Riflettere sulla direzione che una città intende prendere nel medio e lungo termine, significa quindi lavorare per aggiornare il suo software.
Il presidente di Assintel e della Commissione Innovazione e Servizi di Confcommercio, Giorgio Rapari, intervenendo ai convegni di Milano e Roma dedicati alla presentazione del progetto "Long Wave: la nuova impresa digitale – una vision per il paese", ha sottolineato che le imprese digitali sono la punta di diamante della nostra imprenditoria e tengono agganciata l'Italia alla modernità. "I dati della ricerca - ha osservato Rapari - danno luce a uno scenario decisivo per la nostra economia: in Italia esiste un universo fluido di nuove imprese che, nonostante la crisi strutturale, funzionano. Portatrici di innovazione, sono le punte di diamante di una nuova imprenditoria che dobbiamo riconoscere e valorizzare, perché contribuisce in maniera decisiva all'innalzamento del PIL e della nostra competitività".
Anche la vicepresidente di Assintel e coordinatrice Assinteldigitale, Maria Grazia Mattei, ha precisato che le imprese digitali "cercano un centro di gravita' permanente, la verticalizzazione che rappresenta il nuovo mondo dell'impresa digitale. Hanno al centro delle loro attività il web e la creatività, parlano linguaggi nuovi e si muovono su logiche fluide e poco strutturate". "Per questo - ha continuato Mattei - non si riconoscono nei tradizionali modelli di rappresentanza e soffrono di una sindrome di disadattamento al contesto burocratico. Ed è proprio ricalcando queste esigenze che Assinteldigitale sta costruendo un luogo identitario adatto a loro".
Iniziano oggi i saldi di fine stagione estiva. Una occasione per recuperare ciò che è rimasto in magazzino per gli operatori commerciali, una occasione per acquistare a prezzi ribassati per i consumatori. Certo il clima non è dei migliori.
Il direttore di ConfCommercio Pino Marchionna paradossalmente fa notare come i saldi fissati al 6 luglio e non posticipati garantiscano una maggiore liquidità da parte delle famiglie. Certo è che in tanti dei ribassi hanno già usufruito da almeno una settimana a questa parte. La crisi c’è ed è ancora nera e profonda. “il clima tra i nostri associati non è bellissimo – afferma il direttore di ConfCommercio - c’è un senso generale di disagio, di difficoltà, ma non abbiamo dati strutturali su come siano andate le vendite sino ad ora per poter ragionare”. Si parla di sensazioni, insomma. “Secondo i dati di ConfCommercio nazionale solo il mese di giugno ha fatto registrare un meno 0,2% sui consumi che, su base annua, solo fino ad ora, fa il 3,2% in meno”. Ed il 2013 è ancora lungo. E anche per i saldi non c’è una grande aspettativa da parte dei commercianti.
“C’è un clima depressivo – continua a dire Marchionna – tutti parliamo di crisi e anche chi ha un posto di lavoro sicuro è improntato alla prudenza. Insomma, c’è anche una fase psicologica particolare ed una situazione molto difficile da gestire”.
D’altra parte anche la strategia sui saldi degli stessi commercianti è cambiata da tempo. “I commercianti più avveduti non lasciano più grandi margini ai saldi – dice ancora il rappresentante di ConfCommercio – nel corso dell’anno lo sconto lo fanno lo stesso in particolare alla clientela fidelizzata”. Per non parlare del fenomeno pre-saldi che caratterizza ormai gli ultimi 4-5 anni almeno. E cioè la pratica da parte di tanti negozi di invitare, con telefonate ed sms, qualche giorno prima dell’avvio ufficiale dei ribassi, i clienti ad usufruire delle occasioni offrendo più opportunità di scelta.
Sindaco nel 1992, Giuseppe Marchionna è oggi direttore di Confcommercio, che ha contribuito al successo del Negroamaro Wine Festival. Soddisfatto dei risultati?
"Prima di ogni altra cosa devo dire che in questi anni si è costruito molto all'interno di un più vasto contenitore culturale che va sotto il nome di 'Destination Puglia', ma anche come brand 'Salento' che è diventata una delle prime cinque mete del turismo europero, soppiantando perfino la Sardegna. In tutto questo siamo arrivati, buoni ultimi, anche noi di Brindisi. Abbiamo finalmente ricominciato a costruire un rapporto con la città e con le sue eccellenze. Devo anche dire che negli ultimi dieci anni si è fatto molto per il rilancio delle attività agricole ed enogastronomiche, fino a far diventare Brindisi la punta di diamante della regione dal punto di vista degli olii e dei vini".
Quindi anche la città stessa, con i suoi abitanti, è cambiata?
"Ha preso piede - soprattutto fra le fasce più avvedute - un nuovo concetto di vita, nuovi valori non legati solo all'ambiente, ai paesaggi e alle articolazioni urbane, ma anche al cibo, al vino e ad altre attrattive. La dimostrazione sta nel fatto che si mangiasse o si guardasse, in questi giorni è arrivato un numero di persone straordinario. E perfino nei giorni 'normali' il lungomare sembra come trent'anni fa, quando c'erano gli imbarchi per la Grecia".
Ha ascoltato il discorso del Presidente nazionale Carlo Sangalli e lo ha condiviso appieno. “Se non si trovano misure per far sì che le famiglie abbiano risorse per spendere, sarà sempre più dura”. Il direttore di Confcommercio Brindisi Giuseppe Marchionna è di ritorno da Bari quando risponde al telefono per commentare una giornata trascorsa ad analizzare tanti, troppi dati negativi.
Marchionna, per il Sud la crisi sembra essere inarrestabile. Anche per il territorio pugliese i numeri sono così sconfortanti?
“Purtroppo si, ed è quanto emerso dal confronto che ha visto la partecipazione dei rappresentanti di Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata. La situazione è ugualmente drammatica per tutti. Lo ha ribadito anche il governatore Nichi Vendola, intervenuto per spiegare che però la Regione Puglia ha tre miliardi di euro da spendere”.
“Occorre fare sistema e unire i commercianti dei centri storici per metterli nelle condizioni di poter competere, con adeguati servizi, con i centri commerciali”.
Secondo il direttore di Confcommercio Brindisi, Pino Marchionna (anche ex sindaco), è tutta questione di mentalità da cambiare. “I fitti elevati, i tributi troppo esosi e ogni altro aspetto legato al lato economico – dichiara – sono sì importanti nella ‘forbice’ delle cause della crisi in cui versa il settore, ma l’unica strategia che si può e deve adottare è quella a cui ho fatto cenno prima. Vedete, la proprietà privata non è un reato e decide chi ne ha diritto, per cui l’affitto troppo alto dei locali è solo un problema di mercato, legato alla desertificazione dei corsi. Se, invece, ci fosse movimento, in tanti a mio avviso, non farebbero una grinza a pagare 3mila euro e passa di affitto. Stesso discorso per la Tares e le altre tasse a carico dei commercianti, la cui revisione non credo possa servire a cambiare le cose”.
“Ora la crisi si è estesa fino agli alimentaristi, e in particolare nei discount. L’unica certezza nel mondo del commercio è sempre quella del cibo: se anche questi articoli si vendono meno, allora la situazione diventa insostenibile”.
Il direttore di Confcommercio Giuseppe Marchionna non è stupito dai dati relativi alla spesa delle famiglie italiane, con i consumi che calano, l’indebitamento che cresce e gli acquisti che crollano, anche per i pranzi – a casa o nei ristoranti – nel periodo pasquale. “Nel mondo del commercio la situazione è diventata insostenibile e la crisi sembra non accennare a finire” osserva.
Marchionna, gli ultimi rapporti confermano un calo dei consumi. Il primo trimestre del 2013 si sta chiudendo così come si era chiuso il 2012.
“Sono dati che non mi stupiscono. Tutte le ricerche condotte dalle varie associazioni danno risultati univoci. La gente non ce la fa davvero più”.
“Finora, soprattutto nelle piccole città come la nostra, il clima complessivo è stato negativo. Speriamo che si tratti solo di una questione di tempi”.
Per il direttore di Confcommercio Brindisi, Giuseppe Marchionna, i saldi possono regalare una boccata d’ossigeno al commercio, ma la strada per uscire dalla crisi è ancora lunga e tortuosa.
Qual è la situazione attuale?
“E’ visibile ad occhio nudo, si può intuire dal numero di persone che fisicamente erano per strada a fare compere nel periodo di Natale. Con ridotte disponibilità finanziarie e pochi acquisti nella borsa. Crediamo che dalla prossima settimana qualcosa possa smuoversi e dare maggiore impulso alle vendite. Infatti bisogna considerare che, al di là delle difficoltà economiche oggettive e al pagamento delle imposte di fine anno, ci sono molte famiglie che hanno atteso una settimana piuttosto che fare acquisti a presso pieno durante l’inizio delle festività. Sette giorni, del resto, sono un periodo molto breve che permette di fare affari senza intaccare le possibilità economiche all’interno dei nuclei familiari”.
“Capisco le critiche, soprattutto da parte dei piccoli commercianti, ma questo è il progresso: non si può restare fermi e soprattutto non è possibile impedire alle grandi catene le aperture no-stop. Ma per salvare il settore nel suo complesso, occorre individuare strade alternative, come abbiamo fatto con il Distretto Urbano del Commercio e con le Notti Bianche”.
Giuseppe Marchionna, direttore di Confcommercio Brindisi, non ha dubbi: troppa stretta è la morsa della crisi per pensare che i grandi centri commerciali come Coop Estense non tentino diverse soluzioni per far crescere gli incassi. “Ma le soluzioni per tutti esistono” afferma.
Pagina 2 di 2