Nella società dell’informazione i ‘contenuti culturali’ svolgono ormai un ruolo cruciale, alimentando investimenti nelle infrastrutture, nei servizi a banda larga, nelle tecnologie digitali, nell’elettronica di consumo e nelle telecomunicazioni.

 

Non appare affatto esagerato parlare di “Terza Rivoluzione Industriale”, indicando con ciò l’avvio di una fase di accelerazione dello sviluppo economico sulla base delle nuove tecnologie e della nuova centralità dell’informazione e della conoscenza nei processi produttivi. Peraltro, la produzione ed il consumo di cultura favoriscono una valorizzazione del tessuto sociale (in termini di coesione della comunità, qualità delle relazioni umane, sentimento di fiducia, disponibilità alla cooperazione, senso di identità territoriale), che tramuta l’identità locale in un concetto-chiave per salvaguardare le peculiarità culturali dei territori, stabilendo uno stretto rapporto tra i processi creativi ed il sostegno a “politiche identitarie” che esaltano l’autenticità culturale dei luoghi.

Il fatto che tali fenomeni si affermino proprio in un’epoca di globalizzazione economica conferma la tesi che essi rappresentino la naturale reazione all’omologazione culturale che la stessa globalizzazione porta con sé. L’internazionalizzazione dei mercati infatti rafforza il ruolo dei luoghi, attraverso un duplice ordine di conseguenze: uno di tipo sociale che tende a salvaguardare e rispettare la cultura, la sopravvivenza delle espressioni popolari più peculiari, l’eredità culturale, i sentimenti di appartenenza sociale. L’altro di tipo economico, che conferisce nuovo vigore ai prodotti cui viene attribuito un forte valore simbolico, nutrito di dettagli che hanno a che fare con la cultura, le tradizioni e il gusto locale.

I luoghi nei quali questi fenomeni si vanno sviluppando sono le città, le aree urbane contemporanee su cui si vanno scaricando gli effetti più evidenti delle trasformazioni in atto. Le città di tutto il mondo appaiono oggi investite da tre macro-processi:

- la progressiva ambiguità dei propri confini, che trasforma entità prima chiaramente circoscrivibili entro determinati confini in “terre sconfinate”, di cui è difficile definire limiti e dimensioni;

- la nascita delle cosiddette “Non Resident Population”, cioè della moltitudine di fruitori della città che non vi risiedono, a partire dai pendolari che usano gli strumenti di mobilità per distribuire attività su territori ampi a bassa densità;

- i fenomeni legati alla diffusione dei media e della “cultura di massa” o “creative industry”, che contribuiscono a mutazioni profonde delle forme di governo e anche della rappresentazione condivisa della realtà sociale.

In funzione del progressivo sviluppo di questi processi, le città richiedono di essere ripensate, rigenerate, trasformate, per rispondere ai cambiamenti economici, sociali, culturali emersi negli ultimi anni. Le aree industriali dismesse necessitano di una riconversione funzionale e di una riprogettazione; l’espansione urbana cede il passo all’esigenza di trasformare e riqualificare l’esistente, verso una maggiore qualità urbana; la nuova domanda sociale si concentra sui servizi di qualità, sulla cultura e sull’intrattenimento.

In questo contesto, le politiche culturali sono individuate proprio come quelle più capaci di rispondere alla nuova domanda, attraverso un processo di riformulazione del tessuto urbano che preveda: a) la presenza di risorse culturali, patrimoni storici, artistici, ambientali ed infrastrutture del tempo libero che facilitino un ambiente creativo; b) un’adeguata disponibilità di capitale culturale, sociale e finanziario, intesi in termini di prossimità, accessibilità, circolazione ed interscambio anche informale di conoscenze, idee, professionalità grazie alla presenza di università, centri di ricerca, istituti di formazione, strumenti finanziari; c) la capacità di realizzare infrastrutture urbane per attrarre il capitale umano intellettuale in grado di condividere un ‘ethos’ creativo; d) la presenza e convivenza di culture e stili di vita differenti, che favoriscano contesti di tolleranza sociale ed un ambiente urbano aperto alle sollecitazioni che provengono dall'esterno; e) la diffusione di processi di innovazione organizzativa; f) una presenza di reti che favoriscano flussi e relazioni tra i principali attori sociali creativi coinvolti. Le politiche culturali vanno assumendo quindi una posizione di crescente centralità all’interno delle politiche urbane e più in generale, delle politiche di sviluppo locale. Uno studio europeo del 2009 “The impact of culture on creativity” ha dimostrato che la cultura migliora il profilo affettivo delle persone, la loro spontaneità e l’autonomia, le capacità intuitive, la memoria, l’immaginazione e il senso estetico. Aspetti questi che generano valori economici e sociali come i nuovi modi di affrontare i problemi; la differenziazione dei prodotti, dei consumi e delle aspettative; una salutare messa in discussione delle tradizioni conservatrici che solitamente generano diseguaglianze o discriminazioni sociali; un senso di identità e di appartenenza comunitaria che favoriscono la cooperazione e, infine, un’attenzione più spiccata per i valori spirituali, simbolici ed immateriali.

Date queste premesse, il processo creativo è fortemente influenzato dall’atmosfera culturale in cui si sviluppa, che rappresenta quindi la chiave di volta della produzione di creatività. Infatti, più l’ambiente culturale (educativo o comunitario) è libero, interdisciplinare e stimolante, maggiore è la produzione di creatività e di talenti. Da qui l’importanza della formazione di capitale umano creativo sia attraverso il sistema educativo, sia attraverso la formazione tacita dell’apprendimento sul campo. La moderna “economia della conoscenza” applicata allo sviluppo urbano ha visto quindi crescere un settore di indagine di “economia culturale urbana” che analizza i prodotti culturali come ‘assets’ urbani, ovvero come insieme di beni e servizi culturali di un sistema urbano. Contestualmente, lo sviluppo di un’economia delle reti fondata sulle nuove tecnologie ha determinato una nuova dimensione dello spazio e del tempo nello sviluppo generale dei territori ed in particolare delle città, determinando un’organizzazione della società intorno a nuove forme di spazio-tempo. Proprio nell’epoca della fine della geografia, intesa come articolazione dello spazio dei luoghi che ora può essere coperta in pochi secondi grazie alla rete, si riscopre che la dinamica dei flussi si localizza in aree ben definite grazie alla presenza di specifici vantaggi competitivi. In particolare, la produzione di servizi appare particolarmente concentrata spazialmente in forme di ‘cluster’ tipicamente urbani. Le industrie della finanza, della logistica, i servizi legali e amministrativi, le industrie creative e culturali ed i servizi ad alta intensità di conoscenza in generale, e di conoscenza tecnologica in particolare, si qualificano quindi come il nocciolo duro di quella che viene definita la moderna economia della conoscenza delle città, rappresentandone in tal modo il nuovo motore economico. Le esternalità di rete oggi sottolineano quindi un nuovo fattore di localizzazione per i sistemi urbani: le imprese ad alto valore aggiunto si addensano intorno ai nodi della conoscenza, in aree ben definite e s’insediano nei siti più adatti al capitale umano che intendono occupare. L’attenzione delle analisi economiche urbane, quindi, si è portata sulle condizioni di contorno di queste scelte localizzative, ribaltando in alcuni casi la relazione capitale-lavoro. E’ il capitale che ora si sposta nelle aree dove trova il fattore lavoro qualificato e non più solo il contrario.

E’ questo il paradigma che determina la crescita dell’economia culturale in un gran numero di città, all’interno delle quali, paradossalmente, l’occupazione manifatturiera è in forte contrazione da numerosi anni. Le industrie culturali e creative, che valutate nell’isolamento settoriale possono sembrare relativamente piccole, se analizzate come insieme di attività, occupano già oggi nelle città d’Europa milioni di lavoratori e sono in forte espansione da oltre un decennio. Le città rappresentano quindi le moderne “incubatrici di idee” per le imprese culturali e creative, che lavorano spesso in campi differenti. Sono le idee, la conoscenza tacita, il ‘know-how’, ma soprattutto il capitale relazionale e le condizioni territoriali specifiche delle città che favoriscono questi scambi in rete. La cultura e la creatività quindi contano. Nelle città, i processi culturali e creativi costituiscono la base per gli scambi di beni e servizi ad essi collegati, che rappresentano una risorsa fondamentale per lo sviluppo delle città nell’economia della conoscenza. Più di ogni altra cosa contano gli individui creativi e il loro talento che rappresentano il cuore della rete tra attori, determinando la crescita e lo sviluppo di un sistema di idee e di contenuti vendibili, commerciabili, adattabili. Le città in definitiva, nella moderna economia della conoscenza, riescono ad attrarre, sostenere e incrementare sul proprio territorio quelle attività che hanno la loro origine nella creatività, nell’abilità e nel talento specifici. Si può quindi concludere che le città destinate a crescere nel prossimo futuro saranno quelle che riconoscono nella cultura e nella creatività una dimensione economica determinante nella creazione di valore aggiunto e di reddito-base per l’intero sistema urbano, valorizzando queste risorse come uno dei ‘driver’ chiave dell’economia della knowledge-based city.

I prodotti culturali e creativi sono ormai diventati una formidabile risorsa di produzione di valore nell’economia della conoscenza anche per gli effetti indotti o indiretti. I prodotti culturali, infatti, costituiscono l’interfaccia di una serie di imprese ad alto contenuto informatico e creativo, come il fashion, il design, l’artigianato digitale e la ‘e-culture’ che legano a doppio filo l’industria culturale e l’industria creativa in un unicum difficilmente scindibile. Analogamente, gli impatti della cultura si rivelano fondamentali per lo sviluppo turistico: la cultura è il motivo principale di attrazione per i visitatori regionali e internazionali. Le offerte di turismo urbano, infatti, sono in gran parte legate alle attività di consumo culturale, dai musei alle gallerie d’arte al teatro, inclusi i festival o i beni eno-gastronomici. Oltre agli effetti moltiplicatori del reddito e all’impatto occupazionale dell’industria turistica, i prodotti culturali consentono di coinvolgere altri settori ed attività come la ricerca e i trasporti, così come forniscono un importante contributo al consolidamento al settore Ho.Re.Ca. (Hotel, Ristoranti e Caffè). Per queste ragioni le strategie di vendita delle città tendono sempre più a mettere a fuoco la loro offerta culturale, la presenza di istituzioni, di artisti e di industrie culturali e creative. Oggi investire in cultura, significa favorire il posizionamento competitivo della città rispetto ad altre dirette concorrenti nelle strategie di marketing urbano. Questo è il motivo per il quale i prodotti a contenuto creativo e culturale sono considerati ‘assets’ volti ad incentivare la domanda di città da parte di consumatori esterni. Credo che sia evidente a tutti come questi concetti rappresentino, per noi brindisini, lo specifico e direi specialissimo contributo che la Città intende garantire alla corsa per la candidatura di Lecce e il Salento a Capitale Europea della Cultura per il 2019. Ma anche per i cittadini, per i residenti ed per i ‘city users’, la concentrazione di attività, servizi e prodotti culturali rappresenta un incremento della qualità della vita, diventando così fondamentale per la competitività urbana anche in relazione alla capacità di attrarre nuovi residenti.

Il settore culturale è quindi intimamente collegato all’immagine sia interna che esterna di una città, affidando alla cultura la capacità di generare una immagine positiva del sistema urbano. Queste sono le ragioni per cui i prodotti culturali assumono sempre più importanza per lo sviluppo economico dei sistemi urbani: perché favoriscono la trasmissione del concetto di ‘attractiveness’, che rende una città attrattiva verso un intera gamma di consumatori esterni che alimentano il suo reddito-base. Ciò nonostante, la presenza di ‘assets’ culturali non determina necessariamente la competitività di un sistema urbano, giacché cruciale risulta essere l’esistenza di un sistema di governance finalizzato all’organizzazione funzionale per questo fine. La conoscenza, così come la creatività, è nell’aria e le produzioni creative avvengono proprio nei luoghi in cui la circolazione e la diffusione di questa forma di idee può essere tradotta in produzione tecnica basata su esperienze personali e idiosincratiche, cioè specifiche e non riproducibili altrove. In questo quadro, la logica che deve muovere un sistema urbano alla ricerca di un incremento di competitività è quella di creare efficienza nelle relazioni interne tra diversi settori, favorendo la cooperazione competitiva e l’incremento delle relazioni tra singoli individui creativi, imprese culturali, istituzioni locali, centri di ricerca, università, scuole, agenzie e associazioni che devono quindi integrarsi al fine di costituire in prima istanza una massa critica dei fattori. Le città che ambiscono ad essere competitive nell’economia della conoscenza sono pertanto quelle che alimentano attivamente le pratiche in cui la creatività e le idee scorrono dal punto dell’origine al punto del bisogno per dare valore aggiunto ai prodotti economici. Si tratta di comunità intelligenti, tolleranti ed espressive che mobilitano tutte le risorse di conoscenza in ogni settore per sviluppare ed arricchire tutto il potenziale umano e creativo.

La cultura e la creatività vanno quindi considerate come risorse urbane vitali, vere e proprie infrastrutture dotate di un software organizzativo che richiede forti elementi di rappresentazione sociale, ricoprendo un ruolo importante nel processo cognitivo degli individui e nell’interazione fra struttura territoriale e collettività. Le idee intese come cultura e creatività della città, le identità collettive che in essa vivono, la memoria dei luoghi, i valori socialmente condivisi rappresentano una dotazione di saperi e conoscenze che è la cornice essenziale necessaria per orientare e determinare lo sviluppo competitivo della città. Le caratteristiche della cultura e della creatività, intesi come ‘assets’ presenti nel sistema urbano, rappresentano quindi i principali vettori attraverso i quali la moderna economia della conoscenza trasforma gli ambiti urbani, giacché la capacità di competere e prosperare va oltre il mero commercio di merci e di servizi, assegnando invece sempre maggiore valenza alla capacità delle città di attrarre, mantenere e sviluppare capitale umano. Questo, di fatto, significa che la cultura e la creatività hanno sostituito le materie prime come motore cruciale dello sviluppo economico.

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Partendo da queste coordinate, l’iniziativa dell’Amministrazione Comunale di Brindisi mira a rendere percorribili gli itinerari logici e concettuali che ho cercato sin qui di illustrare sinteticamente.

Da un lato la costituzione della Comunità degli Innovatori, che mira a identificare, addensare e a far interagire tutte le energie creative e culturali presenti sul territorio, ponendosi come catalizzatore attrattivo in grado di collegare e mettere in rete questa enorme disponibilità di intelligenza e conoscenza. Per facilitare questo percorso abbiamo individuato la Fondazione Nuove Teatro Verdi come soggetto attuatore di un Piano di Azione a sostegno dello sviluppo delle imprese culturali e creative che prende l’avvio questa sera e che già nei prossimi giorni vedrà i primi momenti di mappatura dell’esistente, di censimento delle disponibilità e delle propensioni individuali, di definizione di cluster omogenei nei quali i protagonisti di questa appassionante vicenda potranno ritrovarsi, dialogare, collaborare ed identificare iniziative imprenditoriali precise, definite e concrete.

Da un altro lato la scelta strategica di procedere ad un grande investimento nel capitale umano della nostra Città, utilizzando le disponibilità finanziarie del Patto per le Città a sostegno di un Patto Educativo che in questi giorni stiamo stringendo tra Amministrazione Comunale ed Sistema Educativo cittadino, coinvolgendo tutti gli istituti scolastici della Città nell’elaborazione di un piattaforma di contenuti innovativi che abbiamo denominato “Smart School”, una sorta di grande Hub telematico dell’Educazione e della Conoscenza. Per questo motivo mi corre l’obbligo di rendere pubblicamente merito alla disponibilità, al senso di cooperazione e alla competenza scientifica del Dirigente Provinciale Scolastico, dott. Vincenzo Melilli, e di tutti i Dirigenti Scolastici della Città che hanno sposato con entusiasmo questa scelta strategica operata dall’Amministrazione per garantire ai nostri ragazzi il ruolo di indiscussi protagonisti dello sforzo di innovazione e inclusione sociale che intendiamo operare.

Infine il Comitato Tecnologico che intende coinvolgere le maggiori agenzie di innovazione tecnologica presenti in Città: dall’Enea al Cetma, dal Distretto dell’High Tech al Distretto dell’Energia, al Distretto della Puglia Creativa, coordinate da un apposita, costituenda struttura interdisciplinare dell’Amministrazione Comunale, diretta dal Dirigente e Capo di Gabinetto del Sindaco dott. Angelo Roma, che cercherà di indirizzare e rendere fluida la produzione congiunta dei contenuti e delle tecnologie su cui veicolarli, allo scopo di definire un parco progetti di forte innovatività con cui la Città intende partecipare alla grande avventura di Agenda Urbana 2020, il principale strumento comunitario di aiuto allo sviluppo delle Città per il settennio 2014-2020. “Recuperare la fiducia nel futuro”: è questo il claim con cui abbiamo voluto sottolineare il nostro stato d’animo all’avvio di questo percorso difficile, ma entusiasmante. Una fiducia nel futuro che tutti noi abbiamo il dovere di restituire ai nostri figli, perché non succeda mai la qualità della vita di cui loro godranno in futuro possa risultare inferiore a quello di cui noi abbiamo goduto in passato.

Buon lavoro a tutti noi!