«Sindaca non pervenuta, si torni al voto. Necessario un governo di salute pubblica»

Al voto subito, per lasciarsi alle spalle l’esperienza di un’Amministrazione «ingiudicabile, con una sindaca non pervenuta». E’ questo il punto di vista dell’ex sindaco di Brindisi Giuseppe Marchionna, che nell’analisi degli scenari futuri della città mette subito le cose in chiaro: «Non ho alcuna intenzione di candidarmi, posso assicurarlo sin d’ora; al limite potrei dare qualche consiglio da vecchio saggio, qualora qualcuno me lo chiedesse».

Marchionna, perché secondo lei sarebbe meglio andare a votare subito?

«Probabilmente appartengo ad una generazione politica completamente diversa da questa, e visto l’andazzo potrei anche vantarmene, ma sono stato sempre dell’avviso che il peggior Consiglio comunale sia comunque maggiormente auspicabile del miglior Commissario straordinario».

Boccia la sindaca Carluccio su tutta la linea?

«Semplicemente la ritengo ingiudicabile, non pervenuta. Basta fare un’analisi dell’operato dell’Amministrazione nei primi sei mesi. Su 162 delibere, solo sei riguardano un piano strettamente operativo e si riferiscono ad evoluzioni di vecchi piani delle precedenti amministrazioni. Mi sembra decisamente poco».

Ritiene anche lei che la sindaca si sia ritrovata ostaggio di una maggioranza fin troppo ampia e decisamente incompatibile?

«Non riesco ad esprimere un giudizio in tal senso. Da parte dell’Amministrazione tutta c’è un problema di inconsistenza politica. D’altra parte, se pensiamo a molti dei consiglieri eletti o alla giunta vediamo un gruppo di ragazzi alla prima esperienza, anche molto entusiasti e motivati ma poco avvezzi alla gestione della cosa pubblica».

E’ la risposta ai sostenitori della rottamazione facile?

«Non sta a me dirlo perché faccio parte della precedente generazione politica. Dico solo che amministratori non ci si inventa».

In caso di elezioni immediate, sarebbe disposto a ricandidarsi?

«Nemmeno per sogno! Diciamo che ho già dato quando portavo i pantaloncini corti, per dirla con una battuta. Al limite, sarei disposto a dare un paio di consigli da vecchio saggio qualora qualcuno volesse chiedermeli. Sto bene così, continuo a studiare, di tempo per farlo ne ho molto e in questa fase della mia vita sono molto attento a conoscere gli strumenti di democrazia partecipativa che in questa città mancano del tutto».

A cosa si riferisce?

«Vede, ci sono tanti elettori che non vogliono esaurire il loro compito con la scelta nella cabina, ma vogliono partecipare anche in una fase successiva. Ma qui non c’è possibilità di ascolto e di confronto perché il ceto politico si barrica e smette di avere un dialogo con la gente. Oltretutto, mi chiedo dove sia in questo momento la cosiddetta classe dirigente. Non ci sono persone che abbiano l’autorevolezza necessaria per indicare una strada da seguire».

Secondo molti, i profili migliori si guardano bene dallo “sporcarsi le mani” con la gestione della cosa pubblica.

«Io credo che il vero punto stia nel recupero dell’autonomia e dell’autodeterminazione della città. Si pensi all’attuale quadro amministrativo: la stanza dei bottoni non è a Brindisi, le decisioni che contano vengono sempre prese altrove. Proprio oggi facevo una battuta ad un amico sull’attuale crisi, dicendo che a mio avviso in questa vicenda dovrebbero parlare solo quelli che conoscono il dialetto brindisino».

C’è anche un problema di assenza dei partiti?

«A Brindisi non esistono e sono molto preoccupato per loro. Personalmente confido più nel senso civico».

In che senso?

«Basterebbero 3-4 idee buone, 30-40 persone che abbiano a cuore le sorti della città, e si porrebbero le prime basi per un’ipotesi di rinascita, partendo dalla questione dei rifiuti, per arrivare poi all’abbassamento delle tasse e infine – fermo restando che nessuno ha la bacchetta magica – aprire nuovi spiragli in chiave occupazionale».

Non crede che con un voto subito ci sia il rischio di rivedere le stesse facce tra tre-quattro mesi?

«Può darsi, ma sono io ora a chiedere: pensate sul serio che tra 15-20 mesi i soliti volti spariranno dalla scena? Quella che invoco è una svolta culturale, ma non è impossibile. Penso ad un governo di salute pubblica, al di là degli steccati ideologici, risolvendo i problemi anche guardando come ci si muove altrove. Basta volerlo davvero».

pubblicata giovedì 26 gennaio 2017