Un articolo appena uscito sul New York Times segnala che in molte università americane la creatività ha ormai raggiunto lo status di disciplina accademica.

E, attenzione, non stiamo parlando di corsi di laurea che studiano le dinamiche della creatività sotto il profilo psicologico o manageriale: quelli già esistono. Stiamo parlando di interi corsi volti a sviluppare un approccio creativo negli studenti.

A pensarci bene, però, la notizia vera non è il fatto che i creative studies si stiano moltiplicando come funghi nelle università, da New York a Philadelphia, a San Francisco: dopotutto, nelle pieghe del sistema universitario americano si annidano i corsi più strani.

Che cosa è la creatività

Più che uno skill, una capacità che si può imparare, è un mindset: un atteggiamento mentale che va coltivato. È pensiero flessibile, aperto, rispettoso. Comprende la possibilità di imparare dal fallimento e l’attitudine a esplorare lacune e incongruenze.

Pensiero critico e pensiero creativo sono diversi: il primo è capace, applicando strumenti analitici, di intercettare le risposte sbagliate, ma il secondo riesce a individuare le domande sbagliate (posso aggiungere che l’espressione di pensiero creativo spesso può innervosire oltremisura chi fa, anche a ragione, molto affidamento sul pensiero critico).

Parte una nuova StartupItalia! e parte con una idea che abbiamo maturato non solo facendo tesoro di alcuni errori commessi ma girando il paese, frequentando decine e decine di eventi per startupper, ricevendo centinaia di progetti “per un parere”. La prima considerazione è questa: senza false modestie, in questi anni abbiamo fatto un gran bel lavoro.

Non parlo di me, che ho un ruolo tutto sommato marginale, parlo di noi, noi tutti che parlavamo di startup quando praticamente non esisteva neppure questa parola. Abbiamo fatto un gran bel lavoro perché l’Italia è ancora lontanissima dall’essere una Startup Nation, ma sicuramente oggi c’è una generazione nuova che non ha paura di mettersi in gioco, non ha paura di rischiare, che prova con convinzione a realizzare la propria idea e farne impresa.

Alla luce delle nuove opportunità di finanziamento UE per il periodo 2014-2020, il convegno “Culture and Creativity - Europe’s regions and cities making a difference”, organizzato dal Comitato delle Regioni il 29 e 30 gennaio 2014 a Bruxelles, riunirà responsabili politici, esperti, menti creative e rilevatori di tendenze, artisti, rappresentanti di associazioni europee ed organizzazioni internazionali, per discutere di esempi di iniziative di successo nei settori culturale e creativo e del loro impatto sullo sviluppo locale.

Il convegno costituirà un'opportunità per creare collegamenti in rete nel settore creativo - un vero e proprio "networking creativo" - con i rappresentanti di progetti selezionati realizzati da diverse istituzioni, organizzazioni e reti culturali e creative, e proporrà sessioni informative sul Programma "Europa creativa".

I settori creativo e culturale europei hanno un notevole potenziale per contribuire alla ripresa sostenibile dell'economia e generare posti di lavoro. Con una quota pari al 4,5 % del PIL e al 4 % della forza lavoro dell'UE, le imprese e le istituzioni creative e culturali sono una parte importante e molto dinamica dell'economia dell'Unione. I settori creativi, tuttavia, devono far fronte a una serie di sfide: basti pensare alla frammentazione del mercato e dello spazio culturali, dovuta soprattutto alla diversità linguistica, alla "digitalizzazione" della produzione artistica e della sua diffusione, alla difficoltà per le imprese creative di accedere ai finanziamenti o, infine, alla mancanza di dati comparabili. Affrontare con decisione queste sfide, a tutti i livelli di governo, può contribuire a realizzare gli obiettivi della strategia Europa 2020 per la crescita e l'occupazione.

Le città europee sono protagoniste principali nell’innescare l’insieme dei fenomeni che incidono e determinano la crescita e lo sviluppo dell’intera Unione europea. Tuttavia è proprio all’interno del contesto urbano che si registrano le maggiori inefficienze in termini di sprechi energetici ed impatto ambientale. Questa condizione incide negativamente sia sugli abitanti che vivono nella città, sia su coloro che, ogni giorno, si recano e fruiscono della città.

Le Istituzioni europee sono particolarmente sensibili a queste criticità che minacciano la vivibilità nei centri urbani. Tale impegno è confermato anche dalla messa a disposizione di contributi, attraverso strumenti di finanziamento a gestione diretta, per attivare nuovi progetti atti a contrastare e mitigare queste problematiche ed aumentare la capacità di attrazione delle città, rendendole più efficienti da molteplici punti di vista, trasformandole in luoghi del progresso e centri del rilancio socio-economico. Il miglioramento sostanziale della dimensione urbana è diventato pertanto, oltre che auspicabile, un obiettivo necessario e strategico. A testimoniare la concreta attenzione posta dalle Istituzioni è certamente l’iniziativa “Smart Cities and Communities European Innovation Partnership (SCC)”, avviata nel 2012.