E' stato pubblicato il secondo volume di Quaderni Brindisini intitolato "Il Futuro delle Città".
Tra i vari interventi anche "Una riflessione sui nuovi fattori di competitività tra sistemi urbani", dedicata alla strutturazione di un modello di economia della conoscenza in ambito urbano.
Leggi l'intervento in allegato.
Eurisko, la maggior società di ricerche sociali e di mercato del paese, ha analizzato i nuovi trend italiani. La prima indicazione è che non ci stiamo orientando verso un futuro di decrescita felice, né stiamo ritornando al recente passato consumistico. Quel che succede è ancora diverso, e più complesso.
Nuove culture mettono radici in un cambiamento sociale non riconducibile alla crisi. Il primo dei paradossi generati dalle società occidentali avanzate consiste nel fatto che il PIL misura tutto tranne quello che rende la vita degna di essere vissuta. Ma se si costruisce un indice ponderato di benessere e soddisfazione personale (IBS), si vede che questo, a partire dal 1997, decresce al crescere della ricchezza. Sono tre le grandi cause del malessere:
Il saggio si sviluppa intorno all’idea che la città sia destinata a svolgere sempre più il ruolo di motore di sviluppo e di perno di una nuova accezione di comunità, intesa come incubatrice di nuove culture e di nuovi stili di vita, nella quale si afferma lo spirito dell’accettazione reciproca e della convivenza delle diversità. A partire da questo concetto, questo lavoro dichiara esplicitamente di immaginare una città poliglotta e multiculturale, in grado di mediare le diversità attraverso le politiche del buon governo, senza incorrere nella tentazione di affidarla al caos, alla fortuna, alla scaltrezza, o peggio, alla supremazia degli uni contro gli altri.
Il presidente di Assintel e della Commissione Innovazione e Servizi di Confcommercio, Giorgio Rapari, intervenendo ai convegni di Milano e Roma dedicati alla presentazione del progetto "Long Wave: la nuova impresa digitale – una vision per il paese", ha sottolineato che le imprese digitali sono la punta di diamante della nostra imprenditoria e tengono agganciata l'Italia alla modernità. "I dati della ricerca - ha osservato Rapari - danno luce a uno scenario decisivo per la nostra economia: in Italia esiste un universo fluido di nuove imprese che, nonostante la crisi strutturale, funzionano. Portatrici di innovazione, sono le punte di diamante di una nuova imprenditoria che dobbiamo riconoscere e valorizzare, perché contribuisce in maniera decisiva all'innalzamento del PIL e della nostra competitività".
Una città non è fatta solo dalle sue strade, dai suoi palazzi, dalle sue infrastrutture fisiche: una città è fatta da tutte queste cose (che sono il suo hardware), più il sapere locale (il suo software) che consente di mantenere, adattare, evolvere, migliorare la sua infrastruttura.
E’ necessario soffermarsi qualche istante su una considerazione spiazzante: dei due elementi (hardware e software), quello fondante è il sapere locale. Basta pensare che se una città viene distrutta da un terremoto, essa può essere ricostruita e mantenere la propria identità, a condizione che il sapere locale sia rimasto intonso, a presidio dei contorni dell’identità locale.
Quindi, la città è soprattutto software. Le componenti di questo software hanno sede nella cognizione dei suoi cittadini, giacché la città, in fondo, è fatta soprattutto tutti quelli che la vivono.
Riflettere sulla direzione che una città intende prendere nel medio e lungo termine, significa quindi lavorare per aggiornare il suo software.