Prefazione di Nichi Vendola

Sembra passato un secolo da quel marzo 1991. Furono giorni drammatici per le migliaia di immigrati che dall’Albania si riversavano sulle nostre coste.

Eppure, ciò che accadde in quei giorni e in quei mesi rappresentò un vero e proprio banco di prova per molti pugliesi che, come scrive in queste pagine Giuseppe Marchionna, seppero dare una lezione di solidarietà al mondo intero.

Fu, innanzitutto, la voce indignata di un vescovo salentino a spronare noi tutti a recidere il filo spinato del pregiudizio, a “sporcarci” le mani per costruire strade e pontili piuttosto che muraglie e barriere.

Don Tonino Bello ci incoraggiò a cacciare i fantasmi della paura delle diversità, ci insegnò, con il coraggio dei gesti e delle parole, che la convivialità delle differenze non è un’utopia, né uno sterile sospiro di sognatori, ma costituisce la sfida più drammatica per la sopravvivenza della nostra civiltà.

E poi, ci furono i pugliesi, le tante associazioni di volontariato, i singoli imprenditori, tante donne e uomini che, a dispetto di tutte le realpolitik, fecero risuonare a ogni latitudine il suono di una nuova coscienza.

Oggi, mentre riprendono gli sbarchi sulle nostre coste, sembra di vivere in un altro evo. E anche oggi, come ieri, la politica continua a non far tesoro di quell’esperienza: avvitata in una spirale nichilista, preferisce declinare i paradigmi delle piccole patrie leghiste.

È un Paese che ha smarrito i codici fondamentali del sentimento di umanità e fraternità, un Paese in cui è difficile immaginare politiche di accoglienza, politiche che possano leggere nel vissuto delle persone e che sappiano fare ciò che appartiene alla civiltà di tutte le società.

Tuttavia, anche su questa materia la nostra regione marca una differenza. In questi anni la Regione Puglia non si è mossa con una ricetta in tasca, ma con la consapevolezza che su questo tema, e più in generale, sul tema dell’immigrazione non si possono fare soltanto proclami, non basta la commozione retorica, ma è necessario un impegno serio e organico che coinvolga tutti.

Per questo, abbiamo approvato la normativa più avanzata d’Italia in termini di contrasto al lavoro nero e al caporalato. Una legge che prevede, per esempio, lo stop ai finanziamenti e alle agevolazioni regionali per le aziende non in regola con i contratti di lavoro, l’introduzione di un indice di congruità tra fatturato, produzione e numero di addetti.

Un fenomeno come quello migratorio, carico di sofferenza, fatica, ferite morali e materiali, necessita di politiche capaci di dare a tutti dignità, speranza e futuro. Non lo dico per un velleitario e vago umanitarismo, ma perché sono convinto che questa sfida deve coinvolgere ciascuno di noi con grande senso di responsabilità.

Ha ragione Marchionna quando scrive che è necessario “riannodare i fili dell’antica comunità mediterranea”. È necessaria un’Unione Europea che cessi di essere una fortezza blindata e spaventata e che al pattugliamento della Libia e del Mediterraneo sostituisca percorsi d’integrazione, inventandosi nuove forme di cittadinanza e di estensione dei diritti.

Ma c’è bisogno, soprattutto, dell’intelligenza e della pazienza di una nuova politica.

Qui in Puglia, noi abbiamo scelto il Mediterraneo come il nostro destino e la nostra missione. Solo questo tipo di politica riuscirà a determinare la crescita del protagonismo delle singole comunità come attori della globalizzazione e non come periferie spaventate.

L’implementazione del dialogo tra i popoli e tra i governi, la costruzione di un mondo multipolare favorisce in qualunque parte del pianeta i processi di democratizzazione e anche l’acquisizione di standard sempre migliori di rispetto dei diritti umani e di una pacifica convivenza.

Etienne Balibar suggerisce l’idea di un’Europa della “traduzione”, cioè un ponte che si spinge verso i paesi arabi e il mondo islamico e che, attraverso tale modo di porsi, parla a tutto il Sud del mondo e tutto ascolta.

Nel nostro piccolo vogliamo guardare alla Puglia proprio come un luogo della traduzione, una piattaforma di pace e di incontro di civiltà differenti.

Bari, 19 luglio 2011